Palazzo Sorricchio

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Palazzo Sorricchio

Casa Sorricchio:  memoria viva di Atri

Chi vuole conoscere veramente  Atri, le vicende lunghe e complesse dei suoi tremila anni di storia, non può che accostarsi all’antica casa dei Sorricchio  ( oggi in disuso ! ) con una devozione particolare poiché rappresenta quasi una prosecuzione  urbana  del  palazzo ducale degli Acquaviva sede della municipalità, che  è proprio alle sue spalle con il bellissimo giardino a confine.

E’ la casa stessa in stretta simbiosi con il palazzo ducale a sintetizzare  il rapporto tra spazio e tempo dell’intera comunità fino al Novecento, riassumendone in maniera simbolica la memoria e l’ identità cittadina.

In effetti si può parlare di un palazzo più che una casa per la sua ricchezza e soprattutto per la sua storicità dove  si conservano a tutt’oggi ambienti singolari e testimonianze  preziose che ancora parlano il linguaggio del passato e dove specialmente dal Settecento e fino  a qualche anno fa, si conservava  l’importante biblioteca con i suoi manoscritti rari  e ancora inèditi di Nicola Sorricchio,  che con documenti e cimeli della sua età e di quella successiva sono oggi sono preservati nella villa di famiglia a Silvi marina, facendone così un lascito unico e rilevantissimo  dell’intera regione.

Esiste, com’è noto,  un rapporto inscindibile tra i  Sorricchio e gli Acquaviva d’Aragona fin quasi dai primi momenti della affermazione ducale trecentesca, una relazione e una complementarietà cetuale durata secoli che diventa strettissima nel primo Settecento specialmente con Nicola per poi sedimentarsi (  senza più gli Acquaviva ! ) almeno con Francesco tra Settecento e Ottocento,  per riprendersi ancora nell’Ottocento con l’attività di Luigi erede e continuatore dell’opera storiografica dell’avo Nicola in un contesto assai diverso.

Centrale l’opera di Nicola Sorricchio che  riveste una grande importanza nella storia del Settecento abruzzese che dopo una prima indagine sui suoi manoscritti inediti grazie alla generosa disponibilità di Guido Sorricchio oggi possiamo considerare in modo nuovo rilevando sempre di più una  originale e interessante figura.

Egli vive con intensità gli anni della fine del ducato e la eccezionale apoteosi del cardinale Troiano Acquaviva ambasciatore di Filippo V e Carlo III di Borbone presso la Santa sede a Roma quando Gian Leonardo, zio di Nicola, Abate mitrato di S. Maria in Liquano a Castiglione Messer Raimondo, svolgeva anche la funzione di segretario.

Nasce da Simone, dottore in “utroque jure ” e da Angela Melcotti di Chieti nel 1710, rimane presto orfano di entrambi i genitori e viene  educato dagli zii  Gian Leonardo, Marcantonio e Carlo Sorricchio. Prediletto da Gian Leonardo canonico e Arcidiacono della cattedrale di Atri, da questi viene condotto condotto a Napoli dall’altro fratello Marcantonio, avvocato ed Uditore alla Gran Corte della Vicarìa, studiando in quella Università e laureandosi pure in “utroque jure” nel 1731.  Preferisce le lettere e la storia alla avvocatura e alla magistratura, iniziando un originale percorso di erudizione finissima  che ha come interesse la storia della famiglia Acquaviva e del territorio atriano.

Torna in Atri e si unisce con Reparata Ronci, tra le famiglie più antiche e importanti  della città, afferma definitivamente la sua vocazione esemplare di storico lavorando intensamente fino al 1785, quando scompare.

A Napoli aveva già redatto a stampa la “ Piena dimostrazione sull’antico patrimonio dei Duchi d’Atri” ( 1754 ) , poi in Atri compone la sua opera straordinaria, gli undici manoscritti rilegati in carta pecora : i cinque “Monumenti Adriani”, gli “Annali Ecclesiastici” e quelli acquaviviani, le “Dissertazioni critiche e le “Memorie” dove sviluppa con originalità la tendenza del tempo al rinnovamento storiografico e civile tanto caro al Muratori, alle nuove idee operanti a Napoli del Galiani, del Filangieri, del Genovesi.

Specialmente sono da ricordare gli “Annali della eccelsa famiglia Acquaviva”, manoscritto rilevantissimo con una ricostruzione attenta e minuziosa dei fatti e dei protagonisti di famiglia con uno scavo documentario eccezionale negli archivi pubblici e privati, in particolare negli archivi ducali di Napoli, Atri e Giulianova ; poi  i “Monumenti Adriani”  dove esplicita la storia cittadina di Atri e la peculiarità del suo territorio, infine i “Memoriali” indirizzati al Tanucci e al Re per la “Erezione del Tribunale provinciale in Atri ( 1767 , infine  il “Piano ragionato per la numerazione dei Fuochi nel regno di Napoli” ( 1772 ) opere che indicano un chiaro indirizzo riformatore di Sorricchio, al tempo stesso, un contributo decisivo per la difesa e la valorizzazione del territorio. Ricco l’epistolario, ancora sconosciuto, con i maggiori eruditi e storici del suo tempo quali tra gli altri Muratori, Guarnacci, De Sterlich, Antinori, D’Afflitto, Silla, Caracciolo, Orlandi, Echkel, Lami.

Spetta a Luigi Sorricchio nel Novecento la prosecuzione dell’opera del grande avo specialmente nella sua “Hatria-Atri” in tre volumi èditi in epoche diverse tra il 1911 e il 1978.

Nato in Atri nel 1865 e lì’ sempre vissuto, scompare improvvisamente a Roma nel 1916. Si forma tra Parma e Firenze, dove si laurea in Scienze sociali, socio  e poi Deputato nella Deputazione abruzzese di Storia Patria, sposa Adelina Flajani di Corropoli, iniziando una prima conoscenza dell’opera dell’avo Nicola, rinverdendo  così i temi le ricerche sulla storia di Atri. Nel primo  volume del 1911, vivente l’autore, egli si sofferma sulle origini della città in età preromana e romana con l’aiuto dei classici e dell’opera di Nicola Sorricchio utilizzata da Muratori e da Mommsen nelle loro opere insieme a quelle di Antinori, Giovan Berardino Dèlfico,  Romanelli,  Palma, Savini, Pansa con le più recenti interpretazioni dello stesso Mommsen, Cherubini, Barnabei,  De Guidobaldi, Brizio.

Si prosegue con il secondo pubblicato nel 1929 a cura di Guido Sorricchio, fratello di Luigi, dove si narrano le vicende dal regno dei Carolingi alla formazione e ai caratteri della monarchia Normanno-Sveva poi di quella Angioina.

Riemerge la diversa valutazione rispetto a Francesco Savini sul ruolo di Atri e di Teramo in età classica e la utile consultazione dei manoscritti dello storico Francesco Brunetti allora appena sistemati nella biblioteca del Liceo a Teramo.

L’opera si conclude nel 1978 con il terzo volume, in due tomi, a cura di Bruno Trubiani con la narrazione delle vicende tra età angioina e spagnola e  l’aiuto della storiografia più avvertita da Summonte allo Storace, da Cherubini a Minieri Riccio a Faraglia.

Casa o meglio palazzo Sorricchio rappresenta così la memoria viva di Atri attraverso i grandi protagonisti della famiglia, specialmente Nicola e Luigi, che  contribuiscono con i loro risultati alla conoscenza straordinaria della storia cittadina e degli Acquaviva, riassumendo in modo speculare un lungo impegno identitario e mantenendo, nonostante le differenze, una sostanziale vocazione di ricerca.

Ma è soprattutto l’uso della memoria e quindi della storia che più ci interessa come momenti fondamentali  di appartenenza di una comunità nello spazio e nel tempo e che trova nella casa o palazzo Sorricchio una rappresentazione chiara ed esaustiva di una narrazione aperta che ancora continua lasciata ai giovani, al loro futuro.

 

La vita e l’opera di Nicola Sorricchio  

Nasce in Atri nel 1710 dove scompare nel 1785. Figlio di Simone, dottore in legge e di Angela Melcotti di Chieti. Rimasto presto orfano dei genitori, fu educato da suo zio Gian Leonardo, abate mitrato di S. Maria in Liquano presso Castiglione Messere Raimondo, canonico della cattedrale di Atri, segretario del card. Troiano Acquaviva ambasciatore di Flippo V e Carlo III di Borbone a Roma.   

A Napoli, dove era presente l’altro zio Marcantonio, avvocato ed uditore della Gran Corte  della Vicarìa, si avviò agli studi legali ottenendo la laurea in diritto nel 1731. Preferì però alla avvocatura gli studi storici e tornato in Atri dove si unisce in matrimonio con Reparata Ronci si dedica soprattutto alla ricerca delle memorie patrie.

A lui furono aperti gli archivi pubblici  e privati e, tra questi, quello importantissimo dei duchi d’Acquaviva, che riordinò  con l’utilizzo poi nella sua opera.

Fu in corrispondenza con i maggiori storici  del suo tempo quali  Antonio Ludovico Muratori e i corregionali Ludovico Antonio Antinori dell’Aquila,  Romualdo De Sterlich di Chieti,  Alessio Tulli di Teramo, ancora Guarnacci,  D’Afflitto, Silla, Caracciolo, Orlandi, Echkel. 

Fu anche mastrogiurato della città di Atri, ovvero capo della città, ma si dedicò prevalentemente alla ricerca delle fonti della storia di Atri.

In lui permangono e si accrescono i rapporti tra le vicende personali e familiari con gli Acquaviva come si evince  nella difesa del patrimonio feudale con la utile raccolta documentaria sui fidecommessi ( 1754 ) .

L’opera complessiva di Sorricchio si compone di undici volumi manoscritti rilegati in carta pecora e composti tra gli anni 1755 e 1785, anno della scomparsa dello storico. Essi sono conservati ancora oggi nella biblioteca – museo di famiglia.

I volumi  trattano della storia degli Acquaviva e della storia di Atri  utilmente inseriti nella storia del regno di Napoli e dell’Italia con le annotazioni critiche dell’autore, a margine d’ogni pagina.

Essi consistono nel manoscritto Gli Annali della eccelsa famiglia Acquaviva, una ricostruzione attenta e documentata della storia della famiglia dalle origini alla sua estinzione nel 1755 con lo scavo documentario negli archivi ducali di Napoli, Atri, Giulianova e della storiografia acquaviviana. S’inizia con il privilegio concesso dall’imperatore Enrico VI il 26 aprile 1195 a Rainaldo d’Acquaviva e a sua moglie Foresta figlia di Leone d’Atri, seguono i presunti primi cardinali quali Armoricus e Papiniano ( 772 ) e i primi grandi protagonisti della famiglia da Enrico ad Alberto Acquaviva, poi la articolazione dei rami tra quello principale di Atri e l’altro di S. Valentino con il riaccorpo del secondo nel primo, la concessione del titolo di duca d’Atri da parte di  Ladislao d’Angiò – Durazzo ad Antonio nel 1393, la lotta degli atriani per tornare in libertà demaniale, la vicenda complessa del Necrologio della cattedrale che si dispiegava dal 1250 al 1570 con notizie preziose su Atri e gli Acquaviva infine il seguito delle Memorie sulla famiglia Acquaviva e le Riflessioni critiche dello stesso Sorricchio.

Seguono gli Annali Ecclesiastici che vanno dal 1000 in poi con la edificazione della chiesa Cattedrale nel 1223, l’elenco dei vescovi,  le notizie sulle pitture, le opere d’arte e il campanile ; poi i Monumenti Adriani, infine i memoriali annessi e indirizzati al primo ministro di Carlo III di Borbone Tanucci e allo stesso Re per la Erezione del Tribunale provinciale in Atri ( 1767 ) e il Piano ragionato per la numerazione dei fuochi nel regno di Napoli ( 1772 ).

In particolare le ultime memorie fanno emergere l’ intento chiaramente illuministico e riformatore proprio dell’autore e del suo tempo.

Da aggiungere le tre dissertazioni critiche sulla storia atriana : la prima riguarda il beato Francesco Ronci , creato cardinale da S. Celestino V e la nobile famiglia Ronci ; la seconda interessa il cardinale Pietro Capocci fondatore della diocesi atriana e molto importante nel pontificato di Innocenzo IV ; la terza contiene la storia di S. Reparata protettrice della città nel 1352.

Invece nei Monumenti Adriani, l’opera più importante di Sorricchio,  egli parla nel primo volume delle origini di Atri e il nome presunto dato al mare Adriatico, degli assi o monete preromane di Atri con la leggenda Hat, delle tante iscrizioni  e lapidi latine trovate nel territorio poi esaminate e studiate nella apposita visita a casa Sorricchio fatta da Theodor Mommsen  accompagnato da Gabriello Cherubini nel 1846.

Molte delle scrizioni e lapidi furono anche riportate dallo storico Muratori nella sua grande opera Corpus inscriptionum latinarum regni napolitani. Aggiunge poi il diploma dell’erezione a diocesi della Chiesa di Atri del 1251 per opera del card. Capocci e specialmente i diversi privilegi dei re angioini a favore di  Atri.

Nel secondo si riportano gli aumentati privilegi dei re angioini fino a Giovanna I° e riguarda il periodo più glorioso della storia atriana precedente il dominio degli Acquaviva.

Nel terzo si riportano i diplomi e le corrispondenze della città e degli Acquaviva, in particolare le memorie sulla fondazione di Giulianova ( 1476 ) e le lettere di Ferdinando d’Aragona ad Antonio Probi di Atri suo ambasciatore a Venezia e in Ungheria.

Un particolare rilievo assumono poi la presenza dei Catasti del 1410, 1417, 1499.

Nel quarto invece specialmente la lotta tra la città per tornare città demaniale e gli Acquaviva, nel quinto infine si parla della presenza dei gesuiti in Atri dai tempi  di p. Claudio Acquaviva V° Preposito generale della Compagnia di Gesù e la loro espulsione proprio per opera di Sorricchio quando era mastrogiurato della città e le memorie già ricordate.

 

Giornate Fai D’Autunno 2020

17 – 18 e 24 – 25 Ottobre 2020

In questo palazzo potrete trovare in esposizione eccezionale:

  • monoscritti di Nicola Sorricchio: “Monumenti Adriani” e “Annali Acquaviviani”