Palazzo Cardinal Cicada
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CENNI STORICI
La zona in cui ci troviamo e in cui sorge il palazzo ha una lunga storia e segue le vicissitudini legate alla città di Atri sin dai tempi dell’antica Roma. In questa area infatti sono stati ritrovati resti di un teatro romano su cui poi, durante il periodo medievale, sono stati edificati gli edifici.
Il quartiere in cui ci troviamo è noto sin dal medioevo con il nome di “Quarto San Giovanni”, come testimoniato da un documento del 1410, e il suo assetto resterà più o meno invariato nel corso dei secoli. Per poter capire la storia dell’edificio e delle istituzioni che vi si avvicendarono è fondamentale puntualizzare il legame che esso ha con la attigua Chiesa di S. Andrea.
La Chiesa sviluppava infatti un complesso conventuale benedettino che si dedicava sin dagli albori alla cura e all’accoglienza dei poveri e dei meno fortunati e da cui nasceranno poi le varie scuole che si sono succedute nel tempo. In un documento su pergamena, redatto nel febbraio del 1357, si cita infatti Ospedale dei Proietti di S. Andrea ed i suoi poveri tra i beneficiari di un testamento, insieme ad altre istituzioni religiose di Atri.
Altri documenti, conservati nell’Archivio Capitolare di Atri, recano altre notizie di elargizioni e ordinaria amministrazione per il XV secolo. Tra gli avvenimenti da segnalare è la notizia che il convento ospitò per un breve periodo i Frati dell’ordine Francescano Minore, dopo un terremoto che aveva danneggiato gravemente il loro convento, che si trovava all’epoca nella piazza San Pietro, presso l’edificio dell’attuale Museo Etnografico.
Intorno alla fine del XV sec. l’architetto Benedetto Romano fu chiamato a ristrutturare interamente il complesso conventuale, l’ospedale e soprattutto la chiesa di S. Andrea, che mostravano segni di deterioramento. Durante il XVI sec. si attua la più importante trasformazione per il palazzo.
Il Cardinale Giovanni Battista Cicada rinunciò alla commenda del priorato (una sorta di diritto di proprietà e di amministrazione ecclesiastica) di S. Andrea Apostolo e dunque anche dell’ annesso Ospedale.
Per non lasciare che l’Ospedale perdesse il suo riscontro economico e sociale, il Papa Paolo IV, tramite una bolla papale datata 3 aprile 1556, ne trasferì l’amministrazione in perpetuo al Comune e in particolare al Duca d’Atri Giovanni Girolamo I. L’ospedale dunque divenne dote del fratello del Duca, Padre Claudio Acquaviva, Preposito Generale della Compagnia di Gesù che volle fondare un collegio per la cittadina natale. Affidato ai Gesuiti, dal 1606 al 1767 venne istituito nel convento una Scuola di Grammatica, Logica e Filosofia e divenne un grande centro di cultura ed istruzione per l’Abruzzo e il centro Italia.
Vi si formarono il letterato Stefano Ferrante, giuliese, ma atriano per parte di madre e l’economista Troiano Odazii, atriano. Con la soppressione però della Compagnia di Gesù, l’edificio fu trasformato in Orfanotrofio maschile, che fu chiuso nel 1767 e poi ristrutturato e riaperto nel 1860 e divenne Scuola di Arti e Mestieri, dove si formarono valenti maestri, provenienti anche da fuori regione. Tra i professori si ricordano Lorenzo Astolfi, pittore allievo di Domenico Bruschi e Luigi Tascini, i cui arredi sono presenti nel museo capitolare.
Dal 1894 al 1904 alla direzione della Scuola di Arti e Mestieri ci fu l’ingegnere Vincenzo Rosati, che rese la scuola una vera a propria centralità culturale per tutto il centro Italia. La formazione e l’istruzione riguardava diverse materie tecniche e artistiche e guardava alle avanguardie e alle innovazioni dell’epoca. Quanto conservato oggi del Palazzo Cicada risale proprio a quest’epoca.
La scuola divenne poi una scuola di avviamento professionale e venne lasciata in abbandono intorno al 1970, Tutte queste fasi edilizie che si sono succedute, se da un lato presentano una certa continuità nella tipologia di utilizzo, rendono comunque difficoltosa la lettura e la contestualizzazione delle strutture presenti. Recentemente è stato istituito all’interno del primo piano della scuola il liceo scientifico sportivo A. Zoli di Atri.
CENNI ARCHITETTONICI
Il Palazzo Cicada è un complesso edilizio con tipologia a blocco e corte interna , edificato su resti del teatro romano.
Si sviluppa su 4 livelli, piano seminterrato, piano terra , piano primo e secondo.
Il piano seminterrato è stato edificato sui resti del teatro romano, ancora riconoscibile è l’impianto architettonico originario costituito da murature facenti parte della summa cavea (la platea).
É organizzato a segmenti di aule intercomunicanti, con colonne binate (doppie) con capitelli a sostengono le volte a crociera.
Il piano terra ha come accesso principale il portale ad arco bugnato che affaccia sulla via omonima ed è organizzato intorno alla spazio perimetrale della corte interna quadrata, costituito da pilastri che sostengono la volte a botte del portico e le volte crociera a protezione dei corpi scala che determinano l’accesso ai vari locali posti a quote differenti.
Di notevole interesse architettonico e trutturale è la presenza di un salone a pianta rettangolare, di lato 13,5×13,0 m. Questa ampia stanza è coperta da una volta molto particolare, costituita da otto spicchi, e raggiunge un’altezza di 7,50 m.
Nel vestibolo (ingresso) del salone è presente un portale in gesso inquadrato (incorniciato) da un ordine architettonico con calchi raffiguranti diversi personaggi. All’interno dell’ordine architettonico sono presenti delle piccole cariatidi (statuette) in corrispondenza dei capitelli.
La porta in legno massiccio a chiusura del salone riporta la figura di un ape, probabilmente realizzata dagli stessi studenti della Scuola in cui si insegnava arte d’ intaglio del legno.
Sulla parete principale del vestibolo è riportata una lapide in gesso in memoria degli studenti caduti durante prima guerra mondiale. Nella parte destra del cortile , ci sono sale che ripropongono lo stesso stile architettonico del piano sottostante, riprendendo la ripetizione di colonne binate a sostegno di volte a crociera.
Al di sotto del cortile vi è la presenza di un a cisterna di raccolta delle acque piovane. É costituita da una base cilindrica e sormontato da una volta a botte e viene collegata al piano di calpestio del cortile da canali di raccolta. La cisterna è realizzata mattoni curvi.
L’acqua poteva essere prelevata sia dal cortile che dall’interno del fabbricato attraverso due aperture nella parte superiore della volta. Il primo e secondo piano recentemente ristrutturato, costituito da locali disposti su doppia file con affaccio sui prospetti principali collegati da un corridoio centrale e corpi scala contrapposti, non è più riconoscibile come impianto originario.
SCUOLA DI ARTI E MESTIERI
La scuola di arti e mestieri era una importante istituzione per tutto il territorio dell’Italia centrale. Nata dalle ceneri della “Scuola di grammatica, logica e filosofia” fondata da Padre Claudio Acquaviva nel 1606, la scuola istruiva i giovani in diverse materie tecniche e artistiche.
Con l’arrivo alla direzione di Vincenzo Rosati la scuola acquisì importanza e divenne una vera e propria centralità culturale: la formazione si rifaceva alle innovazioni e alle avanguardie dell’epoca, l’insegnamento riguardava sia le tecniche pratiche che la teoria e gli studenti venivano seguiti dall’ideazione fino alla realizzazione finale dei propri elaborati, come dimostrano i manufatti presenti nell’edificio e i disegni conservati nel fondo Rosati.
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